Il fisco può scoprire i proprietari di criptovalute?
I trader sono tenuti a dichiarare le transazioni con criptovalute nelle loro dichiarazioni fiscali annuali. La mancata osservanza di questa precauzione può comportare sanzioni. Tuttavia, il fisco può identificare i proprietari di criptovalute e farli pagare le tasse applicabili?
Il problema dell’anonimato
La principale preoccupazione relativa alla tassazione delle valute virtuali è la difficoltà di rintracciarle perché sono estratte, utilizzate e scambiate online in modo completamente anonimo. Inoltre, l’uso di tecniche di criptaggio supplementari, come le reti private virtuali (VPN), protegge le identità dei proprietari e rende quasi impossibile tracciare le loro transazioni.
I governi affrontano il problema
Al fine di affrontare il problema dell’anonimato delle criptovalute, alcuni paesi come la Cina hanno già adottato misure che consentono loro di identificare i proprietari di criptovalute. La Cina è il paese in cui si svolgono la maggior parte delle transazioni globali di Bitcoin (95% del volume degli scambi globali nel 2017).
Al fine di ridurre il numero di transazioni illegali di Bitcoin, il governo cinese ha recentemente introdotto regolamenti che obbligano gli operatori e gli scambi di Bitcoin locali a conformarsi alla nuova politica normativa della banca centrale cinese che richiede la verifica dei conti bancari ei trader che dichiarano le loro generalitá da parte di KYC (Know Your Customer).
Di conseguenza, gli utenti degli scambi di Bitcoin sono tenuti formalmente a inviare determinate informazioni relative alle loro transazioni Bitcoin, come informazioni sull’account, dettagli di accesso, comunicazione delle fonti dei fondi e cronologia delle transazioni.
Imponendo tali requisiti, il governo cinese mira a ricevere maggiori informazioni sulle persone che scambiano Bitcoin e altre criptovalute, determinano le fonti di capitale Bitcoin e prevengono i rischi di atti illegittimi utilizzando denaro virtuale.
Tracciamento del traffico Internet
Tuttavia, non tutti i paesi, come l’Italia, hanno implementato politiche e strategie complete su come fare in modo che gli operatori di criptovalute rispettino i propri obblighi fiscali e prevenire il riciclaggio di denaro effettuato con l’assistenza di valute virtuali.
Nella maggior parte dei paesi, le persone disposte a dichiarare le proprie operazioni relative a Bitcoin devono segnalare volontariamente le entrate ricevute dal trading di Bitcoin nelle loro dichiarazioni fiscali annuali (ad esempio, i contribuenti statunitensi sono tenuti a segnalare le loro transazioni Bitcoin e a conservare i propri registri).
Tuttavia, fino ad ora, il livello di segnalazione è relativamente basso.
A titolo di esempio, per l’anno fiscale 2015, solo 802 persone hanno segnalato le loro transazioni di criptovaluta all’agenzia fiscale degli Stati Uniti.
Un altro modo (a parte i rapporti volontari) che consente alle istituzioni governative di identificare le parti delle transazioni di criptovaluta è intercettare il traffico Internet degli utenti, in particolare quando gli utilizzatori di Bitcoin menzionano i loro nomi e l’indirizzo Bitcoin online.
Paga con Bitcoin.
L’acquisto di beni e servizi online di solito richiede l’invio di dati di contatto, come un indirizzo di consegna (ad eccezione dei beni consegnati digitalmente). Pertanto, il destinatario di tali acquisti può essere identificato dalle autorità fiscali.
Conclusione
In conclusione, l’anonimato delle criptovalute solleva una miriade di problemi di applicazione fiscale. Tuttavia, sempre più governi adottano misure volte a risolvere tali problemi.
A seguito dei suddetti regolamenti adottati dal governo cinese, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno pubblicato nel 2017 una proposta che mira a identificare i proprietari di criptovalute.
La proposta afferma chiaramente che “le autorità competenti dovrebbero essere in grado di monitorare l’uso delle valute virtuali“.
In pratica i Bitcoin dovrebbero essere dichiarati solo quando avrete scambiato e trasferito i fondi sul vostro conto in banca.
Quindi anche qualora il trader incassasse Bitcoin e scegliesse di conservarli su un proprio wallet, solo quando in futuro dovesse venderli e ricavarne una plusvalenza dovrebbe pagarci le tasse.
Infatti le plusvalenze sono tassate, ma vengono pagate solo al momento in cui vengono rilevate. Quindi solo quando i Bitcoin venissero rilevati, o a chiusura di bilancio nel caso delle imprese, si potrebbe rilevare la plusvalenza, e nel caso in cui ci fosse la plusvalenza ci sarebbero delle imposte da pagare (calcolate solo su questa).
La chat sulle criptovalute la trovi su telegram https://t.me/CryptoBOItalia
Broker consigliati e canali di ForzaForex
Puoi visualizzare la lista completa dei nostri broker permessi in Italia con relativo confronto nella home page.
Registrandoti attraverso questi link ottieni l’assistenza preferenziale, varie risorse gratuite e la possibilitá di accedere gratuitamente alla sala segnali. Cancella i cookies prima di visitare un broker. Invia il tuo ID, numero identificativo che il broker ti assegna, a forzaforex@gmail.com.
Puoi trovare preziose risorse e commenti su:
- I canali Telegram:
https://t.me/PocketOptionItalia
https://t.me/RobotOpzioniBinarie
- Il canale YouTube con utilissimi video espicativi: https://www.youtube.com/@ForzaForexOpzioniBinarie/videos
- Il canale Facebook, privato ma facilmente accessibile con una visita: https://www.facebook.com/groups/SegnaliOpzioniBinarie/
I nostri maggior partner sono Pocket Option e Quotex, ma nella lista troverai le alternative.